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26 agosto 2013

Un mondo di baccelloni

Ho visto con i miei occhi le trasformazioni di una edicola cartoleria, nata quando facevo le scuole medie e passata in mano a due differenti gestori.
Negli anni '80 era piccola, nascosta, vicina alle scuole, ed odorava di lapis e di quaderni nuovi. Ci si fermava per comprare i fogli protocollo, il compasso, i cartoncini bristol e qualche quaderno (pochi, si compravano a pacchi alla Coop per risparmiare!).
Negli anni ’90 si trasferì in zona più visibile ed insieme a giornali e prodotti per la scuola, aveva un bel reparto per oggettistica da regalo rivolta a bambini ed adolescenti: pupazzetti, soprammobili e altri ninnoli che piacciono a quelle età. Era tutto molto colorato e ben visibile, curato. Qualche anno fa si trasferì su un vialone di passaggio ed è stato allora che ha perso qualunque identità.
Adesso potrebbe essere un bazar turco o un Money Transfer di qualunque nazione povera: i giornali pochi e mal disposti, reparto regali azzerato, tutto lo spazio è per gratta e vinci, superenalotto, win for life.
C’è addirittura un distributore di bibite e uno sgabello accanto ad un piccolo tavolo sempre sporco di “grattate” dei tagliandi. Serve a trattenere i giocatori, immagino, questa misera accoglienza e rifocillo!

A me in quel clima da stanza del metadone, vien voglia di scappare subito, ma nell’attesa del mio turno (non per giocare, ma per pagare il giornale) trovo motivo di divertimento persino lì.
Nascosto da enormi pubblicità che indicano i giochi scorgo un pezzettino di “decalogo del gioco responsabile”, compilato da una
azienda italiana che gestisce i giochi dati in concessione dallo Stato, il cui logo è orgogliosamente in gran vista.
Sposto il cartello che lo nasconde in parte e leggo.
“1
 Il gioco per me è un divertimento: il gioco non è un modo per fare soldi.”
Un po’ come la testimonianza della Minetti che aveva rapporti con Berlusconi non per soldi, ma per amore.
Ma le perle continuano. Segnalo queste:
“5
. Non mento sulle perdite e sulle somme spese per il gioco.
Mi suona familiare come le prime confessioni in chiesa al prete da piccola “ho detto le bugie alla mamma che non ho finito i compiti”
Ah, però da questo capisco che si può perdere denaro…ma tanto si era detto che si gioca per divertimento!Yuppi!!!
Ma lasciatemi arrivare al decimo ed ultimo punto:  “
Non penso al gioco in modo ripetitivo per tutta la giornata, anche se non sto giocando.”
Questo invece mi ricorda il film di fantascienza con i “baccelloni”(“l’invasione degli ultracorpi”) che ha terrorizzato la mia infanzia, in cui extraterrestri sostituiscono in copia perfetta gli umani, che uccidono durante il sonno, creando copie senza sentimenti. Questi baccelloni replicanti sono tonti e solo loro potrebbero dirsi fra sé e sé comandamenti del genere.
Il giocatore patologico no. Quello gioca e basta. Punto.

Io capisco che ognuno debba lavarsi la coscienza e scaricare le responsabilità e mi piace che lo faccia creando buonumore in giro, facendo ridere la gente sana. Quella dipendente da gioco o i meno “attrezzati” culturalmente può darsi che ridano molto meno, anzi può darsi che non leggano questo utilissimo decalogo, e quindi siano costretti al pianto e alla disperazione, alla rovina.
Ecco la “mia” cartoleria che odorava di buono, di lapis e di quaderni, adesso non ha più nessun odore. Del resto, come dicevano saggiamente i latini “pecunia non olet
(traduzione : il denaro non ha odore)






Pubblicato su "Parole in Circolo" - luglio 2013

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